I RELATORI

sono tra i principali studiosi del Merisi, provenienti da ogni parte del mondo, oltre che dall’Italia, anche dalla Spagna, dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Olanda, da Israele, dal Canada e dalla Colombia a dimostrazione della caratura internazionale dell’iniziativa e dall’enorme interesse che Caravaggio continua a suscitare.

LAURA TESTA storica dell’arte, ricercatrice

Dottore di ricerca in Storia dell’arte moderna, si è laureata e specializzata in Storia dell’arte all’Università La Sapienza di Roma, da anni si dedica ad indagini storiche e archivistiche finalizzate allo studio del collezionismo italiano dal XVI al XVIII secolo. In questo ambito ha pubblicato diversi saggi sulle raccolte Aldobrandini, rintracciandone le singole opere per precisarne la consistenza e le motivazioni culturali.  Focalizzandosi in particolare sulla pittura caravaggesca -da Caravaggio a Saraceni, Gentileschi e Serodine- ha partecipato a convegni di carattere nazionale ed internazionale e ha pubblicato numerosi saggi in riviste specializzate e libri collettanei. È autrice dei volumi “Il trattenimento di virtuosi”, Argos, Roma 1994 sulla collezione Mattei (in collaborazione con F. Cappelletti), e “La casa dell’eretico. Arte e cultura nella quadreria romana di Pietro Gabrielli (1660-1734)”, Istituto di Studi Romani, Roma 2004 (con D. Frascarelli) che ha ricevuto il I° premio di scrittura femminile per la sezione Arti visive “Il Paese delle Donne” (VI edizione 2005). Oltre a svolgere attività didattica presso atenei e licei, si è interessata della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico, occupandosi di attività di ricerca per le Soprintendenze del Ministero per i Beni Culturali, la Regione Lazio, il Comune di Roma e l’Istituto Centrale del Restauro.

Caravaggio e la committenza della famiglia Mattei

3. GIORNATA: SESSIONE POMERIDIANA: Novità ed approfondimenti – venerdì 21 gennaio 2022 ore 15:00-19:00

ABSTRACT

La parabola familiare della Gens Mattheiana si inserisce pienamente nel processo di  rifeudalizzazione che investe la società  italiana a partire dalla fine XVI secolo e nel corso del XVII. Con questo termine gli storici indicano l’interesse che mercanti e banchieri mostrano di avere per la terra, investendo così il loro denaro nell’acquisto di proprietà fondiarie o di feudi per acquisire titoli nobiliari e prestigio sociale. Durante i secoli XIV e XV i Mattei si occupavano di allevamento del bestiame e commercio agricolo, essi appartenevano dunque a quel settore del patriziato romano costituito dai cosiddetti “bovattieri”, ossia una classe di imprenditori agricoli che emerge nel Trecento e che si compone di famiglie il cui patronimico si fissa nel corso della seconda metà del secolo. Proprietari e affittuari di grandi tenute, ma soprattutto -oltre che allevatori di bovini- grandi produttori di grano, erano membri della corporazione dei bobacterii e esercitavano anche professioni mercantili o artigianali.

I Mattei mantennero le loro dimore nel rione Trastevere fino al terzo quarto del secolo XV. Il trasferimento nel rione  S. Angelo, a partire dal 1473, con la progressiva estensione dei beni su tutto l’isolato, che si svolge in modo graduale e continuo, deriva  dalla necessità pratica di avvicinamento ai nuovi gangli di vita cittadina e costituisce un importante segno di promozione sociale.

La prima metà del XVI secolo corrisponde ad un periodo di grande floridezza economica per la casata dei Mattei, che continua ad accrescere le sue proprietà terriere e ad incrementare le sue sostanze. E’ con Ciriaco senior, “ingordo et insatiabile di officii”, che i Mattei, pur non abbandonando né le terre nè i “negoti”, iniziano a trasformarsi in gentiluomini e rentier.

A partire da questo momento e per tutta la seconda metà del Cinquecento i proventi dei Mattei derivanti dalle tenute e dall’allevamento del bestiame vengono reinvestiti ed incrementati ancora grazie all’acquisto di uffici vacabili, censi, compagnie d’ufficio o  titoli del debito pubblico.

Il percorso d’accesso al nuovo status dell’alta aristocrazia cittadina, si conclude negli ultimi decenni del secolo grazie all’acquisto tra 1592 e 1600 dei feudi di Antona, Giove, Castel S. Pietro, Rocca Sinibalda e Belmonte (da cui derivarono i titoli di marchese e duca) e all’istituzione della Primogenitura nobiliare il 17 agosto 1600, per tramandare intatta la coesione del patrimonio immobiliare e finanziario. Questo processo è facilitato da un lato dalle alleanze matrimoniali con le più antiche casate italiane, dall’altro dall’ingresso nella Curia di Girolamo Mattei, il quale, progredisce nella carriera ecclesiastica fino ad essere nominato cardinale nel 1586 dal papa Sisto V. L’ultimo decennio del Cinquecento ed i primi del Seicento sono fondamentali per il consolidamento del prestigio familiare: i Mattei di Giove approntano residenze e ville prestigiose e si rivolgono ad artisti dalla fama ormai consolidata, come il Roncalli e Paul Brill o di recente affermazione, come Caravaggio, oppure ad altri appena emergenti come Pietro da Cortona, per decorare le loro dimore ed incrementare le quadrerie, che affiancano alle già ricche collezioni di statue e marmi antichi di famiglia, adeguandole alle necessità di rappresentanza del nuovo status.

L’intervento si propone di analizzare, attraverso un riesame della documentazione archivistica, delle fonti storiche e dei recenti contributi storiografici, il ruolo socio- economico della famiglia Mattei di Giove a Roma e l’influenza esercitata dai fratelli Girolamo, Ciriaco e Asdrubale sul mercato artistico romano per la promozione della corrente naturalista, focalizzandosi sui rapporti con Caravaggio, con altri artisti caravaggeschi emergenti e con importanti intermediari, pittori ed intendenti d’arte, come Prospero Orsi e Giovanni Battista Crescenzi.