I RELATORI

sono tra i principali studiosi del Merisi, provenienti da ogni parte del mondo, oltre che dall’Italia, anche dalla Spagna, dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Olanda, da Israele, dal Canada e dalla Colombia a dimostrazione della caratura internazionale dell’iniziativa e dall’enorme interesse che Caravaggio continua a suscitare.

 FRASCARELLI DALMA Accademia di Belle Arti di Roma

Dalma Frascarelli è docente di Storia dell’Arte Moderna e di Storia della Moda presso l’Accademia di Belle Arti di Roma ed è membro dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. Le sue indagini sono rivolte alla produzione artistica tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Settecento, in particolare al collezionismo, ai rapporti tra arte e controriforma e tra arte e storia delle idee, argomenti ai quali ha dedicato numerose pubblicazioni. Nell’ambito degli studi caravaggeschi ha pubblicato il saggio “Admirabiles fructus”. Nuove proposte per una lettura iconologica del Ragazzo con il cesto di frutta  e la Canestra del Caravaggio, in Da Caravaggio ai Caravaggeschi, a cura di M. Calvesi e A. Zuccari,  CAM,  2009; Il Ragazzo con il cesto di frutta di Caravaggio: un quadro musicale?, in “Storia dell’Arte”, 28, 2011; Notturno caravaggesco tra naturalismo e allegoria: Le sette opere di Misericordia, (in corso di stampa).

Caravaggio e la pittura tra incredulità e controriforma
1. GIORNATA. SESSIONE MATTUTINA: Caravaggio e la Fede – mercoledì 12 gennaio 2022 ore 10:00-13:00

ABSTRACT

Tra i temi che continuano ad alimentare il dibattito su Caravaggio, uno dei più controversi resta la corretta chiave di lettura da utilizzare per interpretare le sue opere.  Nell’ambito dell’appassionante discussione non si può non tenere conto delle fortissime contraddizioni che caratterizzarono l’epoca in cui la pittura del maestro si affermò e che vide da un lato il successo della controriforma e, dall’altro, un’accelerazione in senso laico impressa dal pensiero filosofico e dalla nascita del metodo scientifico. Per avvertire la complessità della cultura del tempo basti pensare che nel gran teatro del mondo di cui il pittore fu un protagonista, agivano figure come l’intransigente Roberto Bellarmino, che meritò l’appellativo di “martello degli eretici”, e Giordano Bruno al quale alcuni studiosi hanno voluto accostare Caravaggio, subendo l’evidente fascino del modello storiografico fornito dalle Vite parallele plutarchiane. Spesso la questione è stata affrontata in modo non corretto, partendo dalla scontata fede religiosa dell’artista o, al contrario, dalla sua presunta miscredenza e finendo con l’istituire tribunali della coscienza che certamente non interessano, né sono pertinenti alla ricerca storica. Se è impossibile immaginare che nel secolo di Galileo e dell’atomismo la pittura possa essere rimasta impermeabile agli inediti sguardi sulla natura e sulla storia, c’è da chiedersi se e in che misura tali cambiamenti abbiano riguardato l’arte di Caravaggio. Si tratta di capire, più nel dettaglio, se sia possibile parlare di una rinuncia alla metafisica come sostenuto da una parte della critica che, negando la presenza di un’allegoresi nelle opere del Merisi, tende a spacciare sempre più frequentemente il naturalismo caravaggesco per realismo. Se la speculazione antidogmatica e laica seicentesca, sulla scorta del pensiero di Machiavelli, tendeva a storicizzare il fenomeno religioso e a leggerlo – per usare un termine moderno- in senso sostanzialmente antropologico, l’irruzione del sacro nel vissuto quotidiano messa in atto da Caravaggio sembra piuttosto rispondere a quell’esigenza di coinvolgimento e persuasione dello spettatore che costituiva un asse portante della cultura della controriforma. Non altrimenti sarebbe possibile comprendere un quadro paradigmatico come Le sette opere di Misericordia dove il registro allegorico imposto dal soggetto è usato dal Merisi in modo personalissimo, attraverso una continua e sapiente oscillazione tra simbolo e realtà storica e naturale. All’interno di tale processo di reificazione dell’allegoria che caratterizza la celebre pala, trova la sua spiegazione ogni oggetto, ogni personaggio, ogni dettaglio descrittivo, fino alla singolare scelta dell’ambientazione notturna indicata dalla luna romanticamente velata che fa capolino tra le grandi ali dell’angelo. Un luna certamente ancora lontana da quella che pochi anni dopo Ludovico Cigoli avrebbe affrescato a Roma, nella chiesa di S. Maria Maggiore, in omaggio al suo amico Galileo.