I RELATORI

sono tra i principali studiosi del Merisi, provenienti da ogni parte del mondo, oltre che dall’Italia, anche dalla Spagna, dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Olanda, da Israele, dal Canada e dalla Colombia a dimostrazione della caratura internazionale dell’iniziativa e dall’enorme interesse che Caravaggio continua a suscitare.

 

 ANTONIO VANNUGLI Università del Piemonte Orientale, Vercelli

Antonio Vannugli (Roma 1959) ha studiato con Maurizio Calvesi presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dove nel 1992 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca. Professore associato di Storia dell’arte moderna dal 2002, insegna presso l’Università del Piemonte Orientale; nel 2018 ha ottenuto l’abilitazione a professore ordinario. I suoi principali interessi di ricerca si concentrano sul mecenatismo e il collezionismo spagnolo di arte italiana durante l’età moderna, campo di studi approfondito durante lunghi soggiorni in Spagna sotto la guida di Alfonso E. Pérez Sánchez, e sulla pittura italiana del Cinquecento e del Seicento, con particolare attenzione verso Roma e l’Italia centrale”.

Carlo Saraceni e il tema della Morte della Vergine

2. GIORNATA – SESSIONE POMERIDIANA: La diffusione di uno stile –mercoledì 19 gennaio 2022 ore 15:00-19:00

ABSTRACT

Nel 1610, Carlo Saraceni fu chiamato a rimediare allo spiacevole e clamoroso episodio che quattro anni prima aveva avuto per protagonisti il Caravaggio, l’avvocato Laerzio Cherubini da Norcia e i Carmelitani Scalzi di Santa Maria della Scala. Le diverse versioni della Morte, o meglio del Transito della Vergine di Saraceni, fino a quella posta in opera e tuttora sull’altare della cappella, testimoniano il non facile percorso che il pittore veneziano dovette compiere per arrivare a una soluzione iconografica condivisa da tutte le parti in causa. L’esperienza trascorsa non rimase però priva di effetti sull’artista, che quando si trovò pochi anni dopo a dover affrontare il medesimo tema nella cappella in Santa Maria in Aquiro acquisita in giuspatronato da parte dei coniugi Ferrari, mercanti casalesi residenti a Roma, non mancò di farne tesoro inserendo con singolare acutezza di ingegno un’allusione alla corretta ricostruzione dell’episodio apocrifo propugnata dalla Chiesa, in modo da evitare, sul momento agli occhi dell’osservatore attento e avvertito e in prospettiva a risposta di eventuali contestazioni, di correre ulteriori rischi”.