GIANFRANCESCHI MICHELA Università La Sapienza di Roma, Musei Vaticani
Dopo la laurea e il diploma della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, nel 2015 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia dell’Arte Moderna presso la Sapienza Università di Roma. Negli anni ha collaborato con l’Archivio Storico della Quadriennale di Roma, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio, l’Archivio della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, la Sapienza, l’Università Europea di Roma, i Musei Vaticani, dove attualmente è assistente del Reparto per l’Arte dei secoli XVII e XVIII. Ha pubblicato vari saggi e articoli scientifici. Del 2011 è il volume Le incisioni da Caravaggio e caravaggeschi, Roma (Logart Press).
Alcuni aspetti della diffusione del caravaggismo, attraverso le stampe del Seicento
2 GIORNATA: SESSIONE POMERIDIANA: La diffusione di uno stile – mercoledì 19 gennaio 2022 ore 15:00–19:00
ABSTRACT
Luce e ombra nelle stampe caravaggesche.
Fin dall’inizio del Seicento fu evidente come la pittura di Caravaggio, fatta di ombre possenti e tagli di luce fulminei, non si prestasse ad una facile trascrizione in bianco e nero: spesso gli incisori di formazione tardo cinquecentesca continuavano a preferire le composizioni più chiare, illuminate diffusamente e dai contorni limpidi e definiti.
La storia della traduzione a stampa delle opere di Merisi e di quelle dei suoi seguaci, gli artisti cosiddetti caravaggeschi, che interpretarono il rivoluzionario linguaggio del maestro lombardo aggiornandolo nei modi più differenti fino al terzo decennio del Seicento, si determina in parallelo nella ricerca tecnico stilistica e nella diffusione di specifici soggetti.
Sensibili al rinnovamento incipiente del linguaggio pittorico, alcuni artisti iniziarono a sperimentare nuovi modi per rendere attraverso l’incisione il tenebrismo di alcune composizioni. I primi a mostrare interesse per la trascrizione della pittura caravaggesca furono giovani incisori di origine e formazione prevalentemente nord-europee.
Intorno al 1610 Nicolaes Lastman e Dirck van Baburen realizzarono alcune prove grafiche che costituiscono tra i primi esempi noti di trascrizioni legate all’universo figurativo caravaggesco. Da quel momento in poi le opere di Merisi e dei suoi aderenti, alcune con più fortuna di altre, cominciarono ad essere tradotte a stampa piuttosto frequentemente, diffondendosi attraverso l’Europa in fogli sciolti e all’interno dei prestigiosi recueils che documentavano le più celebri collezioni d’arte del tempo.
Il presente contributo intende raccogliere una selezione di casi atti a dimostrare la velocità con cui il fenomeno caravaggesco si diffuse attraverso le stampe in tutta Europa, costituendo un nuovo livello di comunicazione artistica, alternativo a quello delle copie e talvolta inaspettatamente efficace. Si conferma così il ruolo fondamentale del mezzo incisorio nella trasmissione di determinate invenzioni pittoriche, talvolta rielaborate nei significati profondi, attraverso le iscrizioni, talvolta mutate completamente dal punto di vista stilistico. Ciò al fine di offrire nuovi spunti di riflessione sul concetto di caravaggismo, nella sua più o meno diretta discendenza da Merisi e nella sua straordinaria evoluzione nell’arco dei decenni, attraverso differenti tecniche, culture, linguaggi, visioni artistiche.